In auto:
DA NORD
Autostrada A1 FIRENZE- ROMA. Uscita di Ponzano Soratte, seguire le indicazioni per Poggio Mirteto.
Dalla S.S 44 (Salaria): direzione Roma,al semaforo di Passo Corese girare a destra per la S.S.313 (Ternana) direzione Poggio Mirteto. Superata la stazione di Poggio Mirteto Scalo al bivio girare a destra.
DA SUD
Autostrada A1 NAPOLI-ROMA. Prendere la deviazione altezza S.Cesareo,con la bretella di ricongiungimento alla A1 Firenze - Roma in direzione Roma, giunti alla barriera Roma Nord uscire a Fiano Romano e seguire le indicazioni della via Salaria per Rieti fino a Passo Corese quindi al semaforo di Passo Corese girare a sinistra per la S.S.313 (Ternana) direzione Poggio Mirteto. Superata la stazione di Poggio Mirteto Scalo al bivio girare a destra.
In treno:
Poggio Mirteto è facilmente raggiungibile da Roma e da Orte con la linea ferroviaria metropolitana FIUMICINO AEROPORTO- ROMA-ORTE. Un treno ogni ora collega il paese con la Capitale attraverso la stazione ferroviaria di Poggio Mirteto Scalo. Per ogni treno c'è un autobus della linea COTRAL che collega la stazione all'abitato.
Per maggiori informazioni:
Servizio FS informa tel. (892021)da rete fissa.
http://www.trenitalia.it
Poggio Mirteto ,situato su uno sperone collinare digradante verso il fondovalle del Tevere, fra i numerosi abitati dispersi sulle colline della Sabina meridionale è certamente, il più importante, non solo per dimensione urbana e per numero di abitanti ma anche per il rilievo delle attività economiche e per il primato culturale che esso ha saputo guadagnare. Non è esagerato indicarlo come il centro di vita più intenso e significativo della zona della provincia di Rieti che va sotto la denominazione di Bassa Sabina.
Non sembra possano esserci dubbi sull?etimologia del composito nome ove ?Poggio? deriva dal latino podium e sta per luogo elevato, con un?aggiunta di un significato alto-medievale, quando podium venne ad assumere il valore di ?luogo elevato adatto alla difesa?, corrispondente al primo livello di strutturazione urbanistica ai fini difensivi- militari, cui seguirono poi i castra e i castelli
Quanto alla seconda parte del nome, Mirteto, il riferimento è Myrtetum che equivale a luogo ricco di mirti.
Consta di un borgo medievale, ancora parzialmente cinto di mura trecentesche e caratterizzato da vie strette e tortuose e di una parte moderna, nella quale si apre la lunga e pittoresca piazza Martiri della Libertà.
Sulla base di recenti documenti si può ricostruire, anche se approssimativamente, la storia del centro mirtense.
Nel ? Chronicon Farfense? si parla di una certa località detta ( Mirtetum). Le più antiche abitazioni pare risalgano al 988.
Come vuole la tradizione, in parte confermata dall?indagine archeologica, gli abitanti dei diversi e limitrofi castra costruiti tra i secoli IX e X, abbandonarono pian piano le loro disagevoli e insicure sedi e conversero sul ? Poggio dei Mirti? dando corso alla fondazione della città. Gli abitanti di Monte Luco, a nord est di Monte San Cosimo, si spinsero verso la collina di San Valentino e poi, verso quella ancora più bassa detta dei Mirti dall? abbondanza di queste odorose piante. Lo stesso avvenne per il castrum Limisanum, coincidente con l?attuale località di Rimisciano, con il castellum in Vulpianum o Vulpinianum, corrispondente all?attuale località di Volpignano. Montorso, sembra sia stato l?ultimo e più recente (1400 circa)caso di immigrazione in massa nella città o meglio fuori dalla cerchia delle mura originali, tanto che l?accettazione degli esuli è probabile che venne condizionata alla costruzione a loro carico di una nuova cinta.
Nei testi farfensi redatti da Gregorio di Catino la cui ultima opera, il Floriger è databile al 1130 ca., non vi è alcuna citazione riguardante Poggio Mirteto, se ne deve quindi dedurre che fino a quell?anno l?abitato non esisteva ancora quale insediamento significativo.
Nel 1294 invece, la città appare già fondata e strutturata, tra il 1341 e il 1343 (secondo successive testimonianze) ricca di numerose chiese e cappelle; sembra quindi poter dedurre che la sua fondazione risalga agli anni fra il 1260 e il 1280.
La grande espansione di Poggio Mirteto ebbe un notevole incremento nel Quattrocento, ma é con il dominio Farnese che si venne incrementando l?egemonia del centro sabino lungo la sponda del Tevere. Insieme alla crescita dell?influenza politica, anche nel paesaggio urbano non mancarono di emergere nuove strutture religiose che mostrassero sul piano simbolico, questo momento di aumentato prestigio.
Successivamente, Poggio Mirteto fu in possesso della potente famiglia Farnese, per essere poi infeudato dalla Camera apostolica agli Orsini, ai Mattei, ai Bonaccorsi e tornare, infine, sotto la giurisdizione dello stato pontificio che ne fece un capoluogo distrettuale e sede di un giudice avente gli stessi poteri del pretore nell?ordinamento giudiziario italiano. Nel 1837 ebbe da Gregorio XVI il titolo di città e nel 1841 fu proclamata sede vescovile immediatamente dipendente alla santa Sede, titolo, quest?ultimo mantenuto anche in seguito alla soppressione della diocesi attuata nel 1925 da Pio XI, il quale stabilì che il vescovo di Sabina fosse detto anche vescovo di Poggio Mirteto.
Chiesa di S.Paolo:
L'edificio,costruito presumibilmente intorno al XIII sec.,svolge la funzione di parrocchia colleggiata fino al compimento della Chiesa della Santissima Trinità (1487).Presenta un aula con abside semicircolare,tre cappelle laterali e torre campanaria a base quadrata.La navata è suddivisa in campate rettangolari da pilastri che, addossati ai muri perimetrali, sostengono gli archi acuti su cui poggia l?orditura del tetto a capanna.L?interno è decorato da affreschi dei sec. XIII e XVI.La chiesa in muratura di pietrame a faccia a vista ,viene restaurata nel 1759,come risulta da una lapide all?interno e poi nel 1963.L?ultimo intervento denuncia nella facciata ,parzialmente intonacata ,la configurazione originaria della chiesa,corrispondente alla fase romanica.
Sulla piazza principale si trova la Cattedrale dell?Assunta che, costruita a partire dal 1641, terminata nel secolo successivo e restaurata nel 1843 presenta forme monumentali: ha una facciata settecentesca in cotto e una torre campanaria. Posta sulla stessa piazza, alla sommità di una bella scalinata, è la Chiesa di San Rocco, edificio che venne demolito nel 1780 perché ritenuto troppo angusto, per essere ricostruito cinque anni dopo a cura della Compagnia del Gonfalone della Misericordia.
Porta Farnese chiude prospetticamente la piazza dei Martiri dei Libertà. La sua costruzione, voluta da Alessandro Farnese, ed inquadrabile nella nobilitazione e riorganizzazione urbanistica che il Commendatario volle dare alla città, fu iniziata nel 1573 e terminata nel 1577. Il Cardinale Alessandro Farnese, abate Commendatario, aveva restaurato e ampliato anche il palazzo abbaziale che fu completamente trasformato. Chiamato anche la ?Rocca? o Palazzo Episcopale, con la sua mole domina sull?abitato e sul territorio circostante.
La struttura originaria del castello, interna ed esterna ha subito nel corso dei secoli diversi e successivi rimaneggiamenti, soprattutto quando nel ?400 mutò la sua funzione originaria per divenire sede principesca dell?abate commendatario di Farfa, poi, nell?Ottocento quando furono aggiunti i corpi di fabbrica ad accogliere il seminario e subito dopo quando ospitò una guarnigione di militari e i sotterranei vennero quindi adibiti a prigione, funzione questa rimasta fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Presso S. Valentino, a circa un chilometro da Poggio Mirteto, in località Le Fornaci, sono state rinvenute murature in opus reticulatum e resti di terme che hanno il nome di Bagni di Lucilla. Si tratta di ruderi di una villa romana resi pittoreschi sia dalla posizione che dalla inclinazione che tratti delle possenti mura di sostegno hanno assunto dopo antichi crolli e cedimenti del terreno.
I Bagni occupano una superficie dallo sviluppo complessivo di 3000 metri quadri e presentano un criptoportico in buono stato. Il piano della galleria è realizzato in coccio pesto ed in qualche caso emerge il mosaico. Si ritiene che proprio da questa area provenga il mosaico di Diana Efesina, databile al III secolo d. C. conservato nei Musei Vaticani e precisamente nel Museo Chiaramonti.
La villa vera e propria si sviluppa su una superficie di circa un ettaro, costituita da una piattaforma sostenuta su tre lati da potenti mura con contrafforti in opus reticulatum.
Il Museo Civico ?Ercole Nardi?
Il museo rappresenta una tappa importante per chi vuole avere notizie sulla storia e le tradizioni di Poggio Mirteto perché nelle sue sale sono conservati oggetti e ricostruzioni della vita contadina ,della Banda Comunale Nazionale Garibaldina e del Carnevale di Poggio Mirteto Gli ambienti dedicati alla Banda Musicale accolgono strumenti,spartiti,divise e fotografie che testimoniano l?importanza di questa istituzione che risulta essere la più antica d?Italia fondata nel 1592.
Numerose, nel territorio di Poggio Mirteto le presenze di ville rustiche romane. Una delle più importanti è quella denominata impropriamente come Bagni di Priscilla a San Valentino. Un?altra importante villa romana si trovava a Poggio Mirteto Scalo. Appena fuori dell?abitato sorge la chiesa di San Paolo, anticamente chiesa cimiteriale del castello. L?edificio costruito probabilmente intorno al XIII Secolo, svolgeva la funzione di parrocchia fino al compimento della Chiesa Santissima Trinità (1487). Nel cimitero annesso vennero sepolti i defunti fino al 1800.
Nella piazza del paese costruita nel XVIII secolo, stesso anno di costruzione della Cattedrale, troviamo la chiesa di San Rocco, denominata anche di San Cosimo, e il monumento ai Caduti scolpito da Balestrieri nel 1927.
Castel San Pietro
Castel S. Pietro è una frazione che dista 8 Km dall?abitato principale e che seguì nelle sue vicende storiche Poggio Mirteto. Fu infatti proprietà dell?Abbazia di Farfa, poi appartenne agli Orsini, ai Mattei e ai Bonaccorsi. La sua chiesa parrocchiale, intitolata in origine a San Pietro, fu poi dedicata alla Vergine della Pietà. Degno di nota è il Palazzo Baronale Duranti Valentini: costruito dagli Orsini sui ruderi dell?antico castello medievale, subisce nel tempo, modifiche e ampliamenti, passando attraverso vari proprietari.Il nucleo rinascimentale del palazzo,a forma a U e con il portale ad arco bugnato, si trova al centro.Tra il XVII e il XVIII sec. si prolunga l?ala sud, rivolta verso valle, inglobando un bastione preesistente.
Sempre a Castel San Pietro troviamo la torre a pianta trapezoidale e la porta urbana databili al XIV secolo.
L'Abbazia di Farfa
è uno dei monumenti più insigni del Medio Evo europeo; ebbe il patrocinio di Carlo Magno e possedette, nel periodo di massimo splendore, una vastissima porzione dell'Italia Centrale. L'origine dell'Abbazia è ancora incerta, anche se i più recenti scavi archeologici guidati dal prof. David Whitehouse, direttore della British school di Roma, hanno appurato l'esistenza di un complesso del periodo romano sotto l'attuale Badia. La quasi certa identificazione di Lorenzo Siro con il vescovo di Forum Novum (Vescovio) del 554 accerterebbe la creazione, nel Vl secolo, di un centro fervente di fede e di ricchezza. Al tempo dell'invasione longobarda esisteva una basilica ed alcuni edifici monastici. Secondo una leggenda, nell'ultimo ventennio dei VII secolo, Tommaso di Moriana (o Morienna), che viveva a Gerusalemme, a seguito di una visione della Madonna, esortato a cercare in Sabina, in un detto Acuziano, i resti di una basilica a lei dedicata, riedificò l'opera costruita dal vescovo Siro e diede luogo ad una rifondazione della comunità. Nei primi anni dell'VIII secolo il monastero godette della protezione del Duca di Spoleto Faroaldo II.
Farfa era così un'Abbazia Imperiale, svincolata dal controllo pontificio ma vicinissima alla S. Sede. In pochi decenni diveniva uno dei centri più conosciuti e prestigiosi dell'Europa medievale; Carlo Magno stesso, poche settimane prima di essere incoronato in Campidoglio, visitò l'Abbazia e vi sostò. Per comprendere l'importanza economica di Farfa basti pensare che nel terzo decennio del IX secolo, sotto l'Abbate Ingoaldo, essa possedeva una nave commerciale esentata dai dazi dei porti dell'impero carolingio. Sempre a questo periodo risale l'ampliamento massimo del monastero. La decadenza dell'Impero carolingio e la penetrazione dei Saraceni furono fatali all'Abbazia. Sette anni resistette l'Abbate Pietro I con le sue milizie e, alla fine, divisi monaci e tesoro in tre parti, abbandonò Farfa. L'Abbazia fu presa e incendiata. Dei tre gruppi il primo fondò Santa Vittoria di Matenano nelle Marche, il secondo fu trucidato a Rieti dai Saraceni e il terzo, che si era salvato a Roma, passato il pericolo tornò a Farfa sotto la guida di Ratfredo che, divenuto Abbate, nel 913 completò la chiesa. Fu però un fuoco di paglia, perduta la protezione imperiale si allentò l'unità territoriale. Alcune famiglie romane (Crescenzi-Ottaviani e Stefaniani) si insediarono in molti territori dell'Abbazia divenendone di fatto padroni, la decadenza fu tale che si ebbero all'interno dell'Abbazia contemporaneamente tre abbati in lotta tra loro.
L'ultima ripresa di Farfa si ebbe per opera dell'Abbate Ugo I (997 - 1038), non a caso con il contemporaneo rilancio imperiale ad opera della dinastia degli Ottoni. Nel 999 fu introdotta la riforma nata a Cluny.
Con Berardo I (1047 - 1089) Farfa riassume i caratteri di Abbazia imperiale e nella lotta per le investiture si schiera contro i Papi e a favore di Enrico IV con la conseguenza che, nel 1097, i monaci decidono, per motivi di sicurezza, di trasferire il complesso abbaziale sul sovrastante monte Acuziano, dove ancora oggi sono visibili le imponenti rovine dell'opera iniziata e mai finita. I possedimenti farfensi di questo periodo sono vastissimi, si possono leggere in un diploma del 1118: l'Imperatore Enrico V riconferma pertinenti all'abbazia le zone di S. Eustachio e Palazzo Madama in Roma, Viterbo, Tarquinia, Orte, Narni, Terni, Spoleto, Assisi, Perugia, Todi, Pisa, Siena, Camerino, Fermo, Ascoli, Senigallia, Osimo, Chieti, Tivoli, il territorio aquilano, il Molise, il porto di Civitavecchia e metà città.
La definitiva decadenza inizierà, però di lì a poco: il Concordato di Worms (1122) segnerà, infatti, il passaggio del monastero all'autorità pontificia; con l'Abbate Adenolfo (1125) si sancì ufficialmente la totale sudditanza. Una fiammata filoimperiale si ebbe nel 1155 al passaggio di Federico Barbarossa. Decadenza economica e crisi monastica aggravarono in modo irreparabile la vita dell'Abbazia e alla metà del XIV secolo si arrivò all'interdizione e alla scomunica dell'Abbate per il mancato pagamento delle decime alla Camera Apostolica.
Carbone Tomacelli, Cardinal nipote di Bonifacio IX, all'inizio del XV secolo fu il primo Abbate Commendatario. Non tornò certo il prestigio dei secoli passati ma, in alcuni casi, le famiglie nobili che ebbero, con l'istituto di Commenda, il monastero, ne migliorarono le strutture. Gli Orsini nella seconda metà del XV secolo costruirono l'attuale chiesa che fu consacrata nelle 1496; i Barberini riordinarono e ampliarono il borgo, in larga parte utilizzato per le due grandi. fiere del 25 Marzo e dell'8 Settembre, ricorrenze dell'Annunciazione e della Vergine alla quale è dedicata l'Abbazia.
Nel 1798 Farfa subì il saccheggio dei Francesi e nel 1861 la confisca da parte dello Stato italiano. Dal 1921 l'Abbazia appartiene alla comunità benedettina di S. Paolo fuori le mura.
Il Monte Tancia: (1292 m. s.l.m.) Poggio Catino
Le cime più elevate della parte settentrionale dei Monti Sabini, sono costituite dal Monte Tancia e dal vicino Monte Pizzuto che sfiorano i 1300 metri.
Una passeggiata in questa zona consente di ammirare uno splendido panorama in un ambiente ancora incontaminato.Lungo i sentieri ben tracciati è possibile ammirare ,nei versanti più caldi la vegetazione mediterranea con boschi di leccio,che lasciano il posto sopra agli 800 m. a pascoli,prati e faggete .Questa zona ,che in alcuni punti presenta luoghi difficilmente accessibili all?uomo ,ha permesso a diverse specie animali di sopravvivere al pericolo di estinzione.
Riserva Naturale Regionale Tevere Farfa:
La Riserva naturale Tevere Farfa fu fondata nel 1977, dopo la creazione di una diga idroelettrica. La riserva copre circa 700 ettari intorno alla confluenza del fiume Farfa nel fiume Tevere ed é caratterizzata da zone paludose e specchi d'acqua. Oggi il parco é una delle più importanti zone umide del Lazio. Il parco è dotato di percorsi rialzati che permettono di attraversare le zone paludose e di numerosi punti di osservazione. Dal 1994 é stato creato un Parco didattico che gestisce un museo antropologico e le visite guidate.i e in bicicletta, punti di sosta pic-nic attrezzati;)
per maggiori informazioni
Centro visite ed Uffici:
Casale della Cesa
Via Tiberina km.35
Torrita Tiberina (RM)
0765/30271
Il Bosco della Selva Marcigliana (Poggio Mirteto)
Il Parco della Selva Marcigliana è un luogo ideale per osservare la vegetazione che caratterizza la piana del Tevere. Il Bosco è un ceduo caratterizzato da cerro, farnia e roverella.
Oleoteca Regionale
Il complesso abbaziale di Farfa ,un luogo di grande significato simbolico per tutta l?olivicoltura laziale,
ospita l?Oleoteca Regionale che ha lo scopo di rappresentare la produzione oleica di tutte e cinque le province laziali. Si articola infatti in cinque spazi,uno per ciascuna provincia. Nicchie in legno d?ulivo ospitano le bottiglie d?olio rese visibili e disponibili all?assaggio ed eventualmente all?acquisto. Sulla volta a botte della stanza immagini proiettate dei paesaggi laziali e quelle inerenti a tutte le fasi della lavorazione del prezioso frutto che è l? olivo offrono al visitatore la possibilità di immergersi nella memoria secolare ,nei paesaggi, nei colori, nei profumi e nei sapori della cultura e coltura dell?olio del Lazio.
I prodotti tipici di Poggio Mirteto non si discostano molto da quelli dei paesi limitrofi in ragione della omogeneità delle tradizioni culinarie legate ad un medesimo territorio. Le ricette dei dolci quali ad esempio: le ciambelline al vino o all?anice; i brutti ma buoni (il cui nome deriva dalla forma irregolare e imprecisa dell? impasto di farina e frutta secca ); le fettarelle (morbidi tozzetti alle mandorle ed alle nocciole); sono note a quasi tutte le donne del paese che custodiscono e tramandano i loro segreti alle nuove e meno volenterose generazioni.
Bar-Trattoria da Bruno
p. Martiri della Libertà
tel. 0765-22357
cucina tipica casereccia
L?Antica Vetreria
Piazza della Vetreria n°12
tel. 0765-446024
(chiuso lunedì)
Grazioso locale tipico del ?700 con una suggestiva atmosfera da antica locanda. Cucina raffinata, prezzi medio-alti.
Ristorante il Poggetto
via terzana n° 45
tel. 0765-26299
Ristorante il Poggio
Via G.Mameli n°51
tel. 0765-441220
Cucina tipica sarda
Albergo da Peppino
Via G. Mameli n°53
tel. 0765-24208
Residenza Villa Bella Sabina
Via Pietro Nenni n°2
tel. 0765-446051
Ostello YMCA
P.za Mario Dottori n°11
P.za Terenzio Varrone n°5
tel. 0765-410005
Castello Bonaccorsi
(castel S. Pietro)
tel. 0765-444081
I negozi di seguito indicati sono solo alcuni degli esercizi commerciali che si trovano in loco ma quelli ove è possibile avere un?ampia scelta di prodotti tipici.
Ricercatezze alimentari
Questo e Quello di Colangeli Marino
Via Giacomo Matteotti n°19
tel. 0765-441318
Macelleria
E Non Solo Carne
Via G. Matteotti
tel. 0765-22197
Forno
La Madia
Via Ternana
tel. 0765-26099